The Times They Are a-Changin' , cantava Dylan nel 62. In Eskimo, Guccini ci ricorda "i due Giovanni" di allora. Il sogno spezzato a Dallas. E Bob, che parla di PIL della felicità prima di essere ucciso come il fratello.Dopo di allora, solo sangue: la guerra in Vietnam, la strategia della tensione, i golpe in Cile, in Grecia, in Argentina, i "desaparecidos, il terrorismo...fino all'11 settembre, passando per le "Guerre del Golfo". Quel sogno spezzato dai Nixon, dai Bush, da una globalizzazione che unisce le economie ma divide la socializzazione. Cambiare? Il mondo per cambiare deve ritrovare lo spirito dei primi anni sessanta, rinascere sulle ceneri del fallimento di "un mondo" che trasformò quel sogno in incubo e che la crisi mondiale sta ora evidenziando. Rimpiangere quello spirito non significa vivere di nostalgia, ma desiderio di riprendere da dove il sogno è stato spezzato.

Per questo dico: "Attenzione ai refusi, perché i Maya potrebbero aver previsto la fine di "un mondo" e non la fine "del mondo". E aggiungo: "Il mondo è composto da diversi mondi. Uno di questi è immondo. Ed è il mondo che vorrei vedere andare a fondo.
 
Chi si entusiasma ed esprime consenso a favore della rivolta in Sicilia,non fa altro che proseguire, appoggiare, favorire e rendersi complice dell'opera di demolizione dello Stato italiano che il populismo berlusconiano ha avviato negli anni precedenti. Il rischio che corriamo tutti, grazie a questi sostenitori da salotto, è di ritrovarci come nell'Argentina del dopo Peron dove, a seguito dello stesso "sfascio" dello Stato, intervennero i militari per risistemare le cose...con una dittatura che ha lasciato per strada numerosi desaparecidos...
Stiamo attenti, perché i forconi potrebbero trasformarsi ben presto in forche saponate a mestiere da chi conosce bene il compito che spetta al boia.