Carl Hamblin, di Edgar Lee Masters, dall’Antologia di Spoon River
La macchina del “clarion” di Spoon River venne distrutta.
E io incatramato impiumato,
per aver pubblicato questo,
il giorno che gli anarchici furono impiccati a Chicago:
“Vidi una donna bellissima, con gli occhi bendati
ritta sui gradini di un tempio marmoreo.
Una gran folla le passava dinanzi,
alzando al suo volto il volto implorante.
Nella sinistra impugnava una spada,
brandiva questa spada,
colpendo ora un bimbo,ora un operaio,
ora una donna che tentava ritirarsi, ora un folle.
Nella destra teneva una bilancia;
nella bilancia venivano gettate monete d’oro
da coloro che schivavano i colpi di spada.
Un uomo in toga nera lesse da un manoscritto:‘
"Non guarda in faccia a nessuno’"
Poi un giovane col berretto rosso
balzò al suo fianco e le strappò la benda.
Ed ecco, le ciglia eran tutte corrose
sulle palpebre marce;
le pupille bruciate da un muco latteo;
la follia di un’anima morente
le era scritta sul volto,
ma la folla vide perché portava la benda”.
E io incatramato impiumato,
per aver pubblicato questo,
il giorno che gli anarchici furono impiccati a Chicago:
“Vidi una donna bellissima, con gli occhi bendati
ritta sui gradini di un tempio marmoreo.
Una gran folla le passava dinanzi,
alzando al suo volto il volto implorante.
Nella sinistra impugnava una spada,
brandiva questa spada,
colpendo ora un bimbo,ora un operaio,
ora una donna che tentava ritirarsi, ora un folle.
Nella destra teneva una bilancia;
nella bilancia venivano gettate monete d’oro
da coloro che schivavano i colpi di spada.
Un uomo in toga nera lesse da un manoscritto:‘
"Non guarda in faccia a nessuno’"
Poi un giovane col berretto rosso
balzò al suo fianco e le strappò la benda.
Ed ecco, le ciglia eran tutte corrose
sulle palpebre marce;
le pupille bruciate da un muco latteo;
la follia di un’anima morente
le era scritta sul volto,
ma la folla vide perché portava la benda”.
Gli ultimi IMI (Italienische Militär-Internierten -)A seguito dell'armistizio dell'8 settembre 1943, migliaia di soldati italiani, privi di ordini e direttive da parte dello Stato Maggiore dell'Esercito, vennero disarmati e fatti prigionieri dagli ex alleati tedeschi.
Spalleggiati dai fascisti, i soldati della Wehrmacht proposero loro due sole alternative: combattere contro gli Alleati insieme ai repubblichini di Salò (solo il 10% dei soldati accettò questa proposta), oppure l'internamento nei campi di concentramento del Terzo Reich (da qui l'acronimo di IMI tradotto in Militari Italiani Internati), dove i soldati italiani furono impiegati come mano d'opera in sostituzione della popolazione maschile locale impegnata a combattere sui diversi fronti di guerra voluti da Hitler. Durante i venti mesi di dura prigionia, quasi 50mila degli oltre 600mila internati italiani morirono a causa di malattie, denutrizione, esecuzioni capitali o sotto i bombardamenti alleati operati contro le postazioni strategiche o sui siti industriali tedeschi all'interno dei quali lavoravano i prigionieri italiani. Tornati in patria da uomini liberi e da soldati congedati, questi uomini non ricevettero alcun riconoscimento ufficiale da parte dello Stato per la loro scelta di aver preferito la dura prigionia piuttosto che combattere al fianco di nazisti e fascisti. A tutt'oggi, molti degli IMI sopravvissuti vivono grazie alla loro pensione sociale che spesso supera di poco i 500 € mensili, quando invece c'è ancora qualcuno che insiste a proporre un indennizzo economico, ben più sostanzioso, ai militari di Salò. Nel tempo, la vicenda degli IMI ha prodotto un nuovo filone di studi storici che ha riconosciuto il loro ruolo fondamentale in quella che fu la "Resistenza a oltranza" contro il nazi-fascismo. Una Resistenza passiva che, al pari della Resistenza attiva dei partigiani, ebbe un ruolo importante e fondamentale per la vittoria alleata e per la Liberazione. Purtroppo, molti di quella generazione oggi non ci sono più. Tra gli ultimi Imi ancora in vita, abbiamo avuto la fortuna di incontrare e registrare la storia commovente e drammatica di Mariano Parisi, classe 1921, residente a Sezze (Latina) di cui pubblichiamo qui solo alcuni dei suoi ricordi legati a quella triste e dura vicenda storica ed umana. Il resto del materiale raccolto sarà catalogato e conservato con cura per mantenere in vita la memoria storica di queste persone, al fine di trasmettere il loro esempio e la loro esperienza alle giovani generazioni. Testi consigliati: Luciano Zani, Resistenza a oltranza - Storia e diario di Federico Ferrari, internato militare italiano in Germania. Mondadori, Milano, 2009. Rossella Ropa, Storia e memoria dei militari bolognesi internati nella Germania nazista. CLUEB, 2008. Gabriele Hammermann, Gli internati militari italiani in Germania 1943-1945. Il Mulino, Bologna,2004. Gerhard Schreiber, I militari italiani internati nei campi di concentramento del terzo reich 1943-1945. Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito Italiano. Roma 1997 Luigi Fattorini, Gli internati militari italiani della provincia di Latina. Tesi di laurea in Storia contemporanea, Università di Roma "La Sapienza", Facoltà di Sociologia, anno accademico 2009-2010 |
Mariano Parisi qui ritratto all'interno del suo laboratorio di ebanista |